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EER, Attribuzione: Definizioni e criteri

L' EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) è stato approvato dalla Commissione delle Comunità europee con la Decisione 2000/532/CE ed è entrato in vigore dal 1° gennaio 2002. Con la successiva modifica del 18 dicembre 2014 apportata dalla Decisione Commissione Ue 2014/955/Ue il catalogo consta di 842 codici di sei cifre, divisi in 20 capitoli, che servono ad identificare i rifiuti ed il sistema di individuazione dei rifiuti pericolosi attraverso l’uso dell’asterisco.

L’elenco dei codici EER è riportato nell’Allegato D del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152Norme in materia ambientale – Parte quarta – Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati” ed al comma 3 dello stesso allegato sono illustrati i criteri da seguire per individuare correttamente il codice EER da attribuire ad un rifiuto in funzione dell’attività e dello specifico processo produttivo che lo ha generato.

I 20 capitoli dell' Elenco Europeo dei Rifiuti (EER) sono a loro volta divisi in un numero variabile di sottocapitoli. Un codice EER è composto di 6 cifre suddivise in tre coppie: la prima identifica il capitolo, la seconda indica il sottocapitolo e l'attribuzione della terza coppia di cifre ottiene il codice completo. Il capitolo individua la fonte del rifiuto, ovvero l'attività che ha originato il rifiuto. I capitoli che vanno da 01 a 12 e da 17 a 20 individuano ciascuno un settore o un processo produttivo da cui si genera il rifiuto. I capitoli 13, 14 e 15 rappresentano le fonti di tutti quei rifiuti che non sono generati da uno specifico processo produttivo, ma che sono trasversali ad ogni attività: il capitolo 13 riporta i codici relativi agli oli esauriti, il 14 quelli relativi ai solventi ed il 15 i codici per gli imballaggi. Il capitolo 16, infine, identifica i rifiuti non specificati altrimenti nell'elenco. I sottocapitoli che si trovano all'interno dei capitoli identificano, all'interno dell'attività produttiva, lo specifico processo produttivo che ha generato il rifiuto. L'ultima coppia di numeri identifica la specifica tipologia di rifiuto.

Il percorso corretto di attribuzione del codice EER ad un rifiuto deve prima di tutto tener conto dell'attività svolta dal produttore e successivamente occorre far riferimento al processo specifico che lo ha generato. Per la sua attribuzione occorre identificare la fonte del rifiuto consultando i capitoli da 01 a 12 e da 17 a 20 ad eccezione dei codici che terminano con le cifre 99. Se la fonte del rifiuto non è stata trovata occorre esaminare i capitoli 13, 14 e 15. Se la fonte del rifiuto non è stata ancora trovata si passa ad esaminare il capitolo 16. Se il rifiuto in questione non è classificabile neppure mediante i codici del capitolo 16 si deve utilizzare un codice che termina con le cifre 99 "rifiuto non specificato altrimenti" riconsultando i capitoli da 01 a 12 e da 17 a 20.

Il percorso da seguire è illustrato nel seguente schema:

 

Nel processo di attribuzione del codice EER si possono verificare tre situazioni diverse: pervenire ad un “rifiuto non pericoloso assoluto”, pervenire ad un “rifiuto pericoloso assoluto” oppure ci si può trovare di fronte ad un “rifiuto con un codice speculare”. Un rifiuto è contrassegnato da un codice speculare, “voce a specchio”, se è identificato come pericoloso mediante riferimento specifico o generico a sostanze pericolose e come non pericoloso in quanto “diverso” da quello pericoloso. In questo caso per la corretta attribuzione del codice EER è indispensabile eseguire un’analisi di caratterizzazione del rifiuto per la determinazione del contenuto di sostanze pericolose.

I casi possibili sono illustrati nel seguente schema:

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